domenica 17 marzo 2013

Quinta Domenica di Quaresima - Anno C - 17 Marzo 2013.

Quinta Domenica di Quaresima - Anno C - 17 Marzo 2013.

Gv 8,1-11

Prima Lettura Is 43,16-21

Ecco, io faccio una cosa nuova
e darò acqua per dissetare il mio popolo.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».

Salmo Dal Salmo 125 (126)R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. R.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. R.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.


 

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.

Seconda Lettura Fil 3,8-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, 11nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Acclamazione al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso.
Lode e onore a te, Signore Gesù!




Vangelo Gv 8,1-11

 Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».


Meditazione personale.

Carissimi, questo tempo di quaresima ormai giunge alla fine e dovremmo iniziare a vedere se siamo cresciuti, se c'è stato in noi qualche cambiamento, se siamo maturati, ma soprattutto se siamo pronti a diventare con la Pasqua delle nuove creature.
Anche oggi le letture, come settimana scorsa ci propongono il tema del perdono e della Misericordia, a cui potremmo aggiungerci quello della Riconciliazione. Ma oggi ne sottolineeremo uno, il quale è conseguenza di questi. Il Vangelo offre il tema centrale: Gesù perdona la donna adultera, per la quale gli scribi e i farisei chiedevano la lapidazione. Sono due i punti che voglio meditare e che credo colpiscano di più, e sono le parole di Gesù: "Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei" e "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". Entrambe queste affermazioni sono significative. Nella prima Gesù fa fare a coloro che accusavano un esame di coscienza: voi siete migliori di lei? Questo è l'invito per tutti noi: stiamo attenti quando vogliamo condannare qualcuno, pensiamo prima di tutto a convertire noi stessi. Vogliamo cambiare la Chiesa? Iniziamo a cambiare noi, come ci sta dando l'esempio il nuovo Vescovo di Roma Francesco; vuole rendere la Chiesa più umile? Inizia lui stesso ad essere più umile, inizia lui stesso ad essere quello che vuole che sia la Chiesa, dandone l'esempio.
Dobbiamo cercare di stare attenti, perché spesso accusiamo gli altri di quello che è presente in noi, e che cerchiamo di coprire e non mostrare.
L'ultima frase di Gesù sta ad indicare proprio questa misericordia: non ti condanno. Però aggiunge un invito: va' e non peccare più. Il Signore ci perdona, ma ci chiede di non peccare più; dopo aver sperimentato la Sua Misericordia dobbiamo compiere un cammino di conversione, un cammino di santità. Di questo ne parla proprio San Paolo nella sua lettera ai Filippesi dove afferma proprio che lui sta correndo per raggiungere questa meta e riconosce di non essere ancora arrivato alla perfezione, ma si sforza. Sa che in questa corsa il Signore non lo lascerà, ma che come afferma Isaia: il Signore apre nel deserto sentieri e ci rifornirà di acqua. In questo modo potremmo cantare come il salmo: Grandi cosa ha fatto il Signore per noi. Ecco allora l'invito di questa domenica: il Signore grande e buono nell'amore ci dona ogni giorno la sua misericordia e ci invita alla conversione, al cambiamento della nostra vita. Questo cambiamento prevede mettere al centro della nostra vita Lui. Camminiamo con il Signore, camminiamo insieme come Chiesa, come ci ha invitato in questi giorni il Vescovo di Roma Francesco; perché siamo certi il Signore non ci lascerà.

Signore Gesù, grande e buono nell'Amore, facci sperimentare ogni giorno la Tua infinita Misericordia, tu che non ti stanchi mai di perdonare. Facci comprendere il grande Amore con il quale ci ami, affinché possiamo compiere in noi un cambiamento, il quale veda Te come centro della nostra vita. Aiutaci a diventare in Te delle creature nuove.  

domenica 10 marzo 2013

Quarta Domenica di Quaresima - Anno C - 10 Marzo 2013

Quarta Domenica di Quaresima - Anno C - 10 Marzo 2013


Prima Lettura Gs 5,9a.10-12

Dal libro di Giosuè

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto». 
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. 
Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

Salmo Dal Salmo 33 (34)

R. Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.

Seconda Lettura 2Cor 5,17-21

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.
Lode e onore a te, Signore Gesù!


Vangelo Lc 15,1-3.11-32


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».



Riflessione personale

Carissimi, nel nostro cammino quaresimale siamo arrivati alla Quarta Domenica di Quaresima, la Domenica <<in Laetare>>; è la domenica infatti dove come coloro liturgico viene suggerito il rosaceo, come molti di voi avranno visto nella Santa Messa. Questo sta ad indicare l'imminenza della Pasqua e dove veramente siamo invitati a prepararci a viverla nel profondo del nostro essere e della nostra vita.
Voglio partire nella mia riflessione dalla seconda lettura, la lettera di San Paolo ai Corinzi, dove viene sottolineata l'importanza dell'essere in Cristo per poter essere nuove creature; perché dobbiamo essere uniti a Cristo? Perché Lui ci ha riconciliati con il Padre. Attraverso l'unione con Cristo saremo uniti anche al Padre. Siamo chiamati ad un intima unione con Cristo. Quanto ci sentiamo uniti a Cristo? Cosa facciamo per rimanere saldi in questa unione e per renderla sempre più feconda?
Nel Vangelo troviamo la famosa parabola del Padre Misericordioso. Voglio solo soffermarmi su una questione. Entrambi i figli, sia quello minore, che se ne andò e sperperò tutti il suo patrimonio; sia il figlio maggiore, che rimase nella casa col padre; erano in comunione col Padre? Il figlio minore se ne andò proprio di casa, non pensando a niente e nessuno, voleva solo ciò che era suo, per vivere la vita come voleva. Il figlio maggiore, viveva nella stessa casa del padre, ma non era in intima unione con lui, pensava che quello che faceva meritasse un premio. In quale dei due ci identifichiamo? Personalmente posso dire che entrambi rappresentano me, nelle diverse fasi della mia vita. Sia quando esco dalla casa del Padre e penso solo a me; sia quando sono dentro la casa, ma non sono in comunione col Padre e cerco il mio interesse. Vediamo perfettamente come questo brano si ricollega con la seconda lettura: essere uniti al Padre. Ma oggi abbiamo anche detto siamo nella domenica <<in Laetare>> e quindi dobbiamo rallegrarci e fare festa come il Padre l'ha fatta per il figlio minore. E' questo il grande segno di oggi: rallegriamoci a facciamo festa perché il Signore è Buono, il Signore è misericordioso. Dobbiamo ricordarci questo: il Signore sta alla finestra e guarda che noi arriviamo, non gli interessa ciò che diciamo, a Lui basta che ritorniamo a Casa Sua, e solo per questo Lui fa festa. Ma spesso siamo noi che non partecipiamo alla festa che il Signore fa per un figlio che ritorna dal Padre. La parabola si conclude lasciando un vuoto, lasciando il finale alla nostra immaginazione. E io voglio immaginarlo cosi:
"Il figlio minore, vide che suo fratello stava fuori con il Padre, il quale cercava di farlo entrare a far festa con loro. Decise di uscire e mettendosi di fronte al fratello maggiore, con le lacrime agli occhi, gli disse: Perdonami! Il fratello maggiore a quella visione, vedendo il fratello pentito, preso dalla commozione, cambiò il suo cuore e lo abbraccio tra le sue braccia. Insieme entrarono e fecero grande festa. Tutti e tre erano rientrati, ma con qualcosa in più: la comunione col Padre aveva fatto si che anche loro rientrassero in comunione."

Signore Gesù, ti chiedo di potermi impegnare ogni giorno ad essere sempre di più unito a Te, per poter essere unito al Padre Tuo e nostro e poter nascere come creature nuove. Donami la Grazia di sperimentare l'Amore misericordioso del Padre, affinché anche io possa essere segno di questa misericordia. E dopo averla sperimentata poter fare festa con i miei fratelli. 

domenica 3 marzo 2013

Terza Domenica di Quaresima - Anno C - 3 Marzo 2013

Terza Domenica di Quaresima - Anno C - 3 Marzo 2013

Prima Lettura Es 3,1-8a.13-15

Dal libro dell'Èsodo

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».


Salmo Dal Salmo 102 (103)

R. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. R.

Seconda Lettura 1Cor 10,1-6.10-12

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Acclamazione al Vangelo

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


Vangelo Lc 13,1-9


Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».


Riflessione personale.


Carissimi, il nostro cammino quaresimale continua e oggi le letture della liturgia sono molto significative e anche oggi voglio lasciarci qualche messaggio. Ognuno di noi, cerchi di cogliere nella meditazione delle letture ciò che più può esserli utile per il suo cammino.
Dio, come troviamo nel libro dell'Esodo, si manifesta a Mosè attraverso un roveto ardente; Esso è segno di Dio; è segno dell'amore di Dio per noi. Almeno io questo ci leggo, per questo mi voglio domandare: cosa consuma la nostra vita? Cosa arde la nostra vita da renderla veramente viva? Dio vediamo che entra in dialogo con Mosè e si rivela a Lui per quello che è; ma soprattutto svela a Mosè che conosce la situazione del suo popolo e qual è il suo progetto. Il Signore conosce anche la nostra vita, conosce la situazione attuale di ognuno di noi e vuole intervenire per liberarci. 
Il Salmo possiamo vedere che è una lode a Dio, dove si ricordano le grandi opere che il Signore ha compiuto. Anche noi siamo invitati a fare questo esame della nostra vita e vedere ogni volta che il Signore, in vari modi, e in vari tempi è stato presente nella nostra vita e ci ha portato i suoi benefici; quante volte ci ha guarito e ci ha perdonato; quante volte ci ha coperto di bontà e di misercordia...facciamo un ricordo della nostra vita e vediamo questi momenti.
Nel Vangelo troviamo la parabola dell'albero di fichi, che ad un primo momento potremmo proprio domandarci: ma cosa sta a significare? Dobbiamo leggerlo ad ampio raggio e nella mia riflessione ci vedo un collegamento con la lettera di San Paolo ai Corinzi. Se quell'albero siamo noi, noi siamo chiamati a portare frutto. Come possiamo portare frutto? Nutrendoci alla roccia, che è Cristo; come direbbe San  Paolo. Per questo nella nostra vita dobbiamo stare attenti a dove ci nutriamo, perché potremmo non portare frutto alla fine della nostra vita. Per questo dobbiamo ripercorrere la nostra vita, vedere la nostra relazione con il Signore, le volte che è intervenuto nella nostra vita, come si è manifestato. Entriamo in un dialogo filiale con Padre e in dialogo fraterno con Gesù. Nutriamoci del Signore in ogni istante della nostra vita.


Signore, fammii entrare in relazione con Te, fammi riscoprire ogni giorno il Tuo Grande Amore per me, ricordami che non sei un Dio che se ne frega delle Sue creature, dei Suoi figli. Fa che questa relazione possa essere la forza che mi fa vivere da vero cristiano, cosi da portare frutti di salvezza.